Sapito in Pacifico 2015: tra Polinesia e Melanesia

Riprende la stagione di navigazioni ed esplorazioni del Sapito!

Per chi fosse interessato c’è la possibilità di raggiungere l’imbarcazione durante le sue rotte che quest’anno si svolgeranno tra la Polinesia e la Melanesia con questo programma di massima:

– Aprile: Isole della Società (Tahiti, Moorea, Huahini, Raiatea, Tahaa, Bora-Bora, Maupiti), Isole Cook

– Maggio/giugno/luglio: Niue, Isole Tonga

– fine luglio/agosto/settembre: Fiji

– fine settembre/ottobre/inizio novembre: Vanuatu

Per contatti:

Tel. Luca 3385685544 fino al 16/3/2015

Mail: luca.grassilli@gmail.com

Sapito in Polinesia: isole della Società

…e verso fine agosto lasciamo le splendide Tuamotu per avvicinarci a Tahiti, in previsione della partenza di Lorenzo e Leonardo, figli di Luca, impegnati nella nuova stagione scolastica. La prendiamo larga, dirigendoci verso una delle isole più distanti del gruppo della Società: la notissima Bora-Bora.
Sono circa duecentoquaranta le miglia che la separano da Tikehau, percorse in meno di due giorni.
Arriviamo nella stupenda laguna dell’atollo pieni di aspettative e già gratificati dalla cattura in navigazione di due bellissime lampughe.

E nonostante i molti pareri non sempre positivi che avevamo colto nei commenti e indicazioni da parte di vari amici, la realtà che troviamo supera di gran lunga le aspettative: una laguna che più bella e grande non ci sarà possibile vedere alle isole della Società, con l’isola centrale poco rovinata dal turismo, concentrato invece sui Motu, le piccole stirsce di sabbia corallina che compongono il bellissimo anello esterno dell’atollo. Qui si snodano una serie di esclusivi resort turistici formati da bungalow a palafitta, che più che deturpare il paesaggio lo caratterizzano con tutte queste strutture di legno e dai tetti in paglia. Alla fine ci troviamo di fronte sicuramente un ambiente molto più turistico ed alterato rispetto alle realtà prima visitate, ma questo ce lo aspettavamo.
Quello che non prevedevamo era uno scenario così piacevole e di impatto: un turismo sicuramente non di massa, che conserva nell’ambiente in cui opera un notevole senso di compatibilità ed equilibrio.
Bello il giro dell’isola via terra, effettuato, come un po’ in tutta la Polinesia Francese, in autostop. In questi luoghi, infatti, sono frequenti i passaggi ottenuti sia dai locali che da turisti con auto in affitto, a dimostrazione del clima di serenità ed amicizia che qui si respira quasi ovunque.
Molto interessanti gli incontri all’interno della laguna, sia con squali e razze che, in un meno di un metro d’acqua, cercano il contatto fisico, nella speranza di accaparrarsi qualche pezzo di pesce dalle mani dei turisti, sia con mante solitarie alla ricerca dell’abbondante plancton che si concentra in alcuni punti della laguna.

Stupendo anche l’ormeggio alla boa (totalmente gratuito) di fronte al ristorante Bloody Mary’s, dove si può tornare in contatto con il mondo civilizzato tramite il wi-fi (anch’esso gratuito), gustando un piacevole aperitivo o un buon pasto, a base di pesce o carne e godendo di tramonti da cartolina.

Da Bora, come viene comunemente chiamata dai locali, passiamo prima al vicino atollo che include al suo interno le due belle e rigogliose isole di Tahaa e Raiatea, con alcune stupende zone coralline con colori e forme incredibili e con la coltivazione di una varietà di orchidea da cui si ricava una vaniglia considerata tra le migliori al mondo.

Poi si passa a Huahini, anch’essa poco abitata e con una splendida laguna.

Quindi ci dirigiamo verso la stupenda Moorea, e siamo ormai a due passi da Tahiti.

Ci troviamo all’ancora con varie barche di amici conosciuti sia in Pacifico che ai Caraibi, passando vari giorni dedicandoci a snorkeling tra trigoni e squali pinna nera, immersioni con i grandi squali limone, visite a terra tra panorami mozzafiato, rigogliose vegetazioni e piantagioni di ananas.
Quest’isola, vista la comoda vicinanza con Tahiti, si rivelerà un comodo e sicuro rifugio quando saremo stanchi del superaffollato ancoraggio di Taina, a Papeete. Saranno così svariate le volte in cui ci trasferiremo da un’isola all’altra.

A Papeete d’altro canto potremo perfezionare i documenti per l’entrata in Polinesia Francese, rimpinguare la cambusa in vista degli ultimi mesi di permanenza in barca, passare piacevoli giornate in un ambiente più evoluto di quelli degli ultimi periodi, alla ricerca di pezzi di ricambio e materiali per varie sistemazioni della barca, oltre a permettere alcuni cambi di equipaggio: a metà settembre infatti partiranno da qui gli amici Chicca e Giuseppe, dopo oltre otto mesi di permanenza a bordo, cui daranno il cambio Susi e Tiziano, con i quali Sapito percorrerà a ritroso le ultime tappe, fino a tornare faticosamente contro vento e mare a Rangiroa alle Tuamotu. Da qui Luca riporterà da solo il catamarano ad Apataki, ultima destinazione della stagione 2014.

…e dopo diciotto mesi di navigazione quasi ininterrotta, Sapito, colmata la distanza di oltre 15.000 miglia tra Monfalcone ed Apataki, si concederà un lungo periodo di riposo in corrispondenza con il periodo dei cicloni in Polinesia. Durante questo lasso di tempo saranno effettuati vari lavori di manutenzione che dovranno consentire altre lunghe e comode navigazioni già dalla prossima stagione.

Appuntamento quindi a marzo per il completamento dei lavori e con l’imbarco del nuovo equipaggio!

Sapito in Polinesia: isole Tuamotu

…e dopo i problemi avuti da tutto l’equipaggio con la Chiguatera, con la partenza per motivi di salute di Aldo, accompagnato in Italia da Renato, i tre reduci Luca, Giuseppe e Chicca, hanno cercato di rimettersi in forze per poter di nuovo affrontare l’oceano. Così, forzando i tempi che avrebbero imposto un ben più lungo recupero dai fastidi fisici, a fine giugno Sapito ha ripreso il largo, con direzione l’atollo di Fakarava, alle isole Tuamotu. Quattro i giorni di navigazione per complessive 550 miglia.

All’arrivo all’ancoraggio fraternizziamo con l’equipaggio italiano de “La Cardinala”, bellissima barca da charter francese di 23 metri circa. Comandante è il noto navigatore Andrea Pestarini, coadiuvato dal bravo Jacopo alle manovre e dalla moglie, la simpaticissima Chicca, che si occupa della cucina e di tutto il “lavoro sporco”. Andrea e Chicca per sei mesi lavorano su questa signora dei mari, per poi trasferirsi sulla loro storica “Mai stacc”, dove si godono le navigazioni spaziando un po’ in tutti i mari del mondo.
Sarà questa una frequentazione molto piacevole ed utile per noi del Sapito, vista l’estrema cortesia e la grande esperienza di atolli e di navigazione che questo equipaggio ha. Saranno molti i consigli e le dritte su ancoraggi e luoghi utili, oltre ai suggerimenti per riparazioni e lavoretti vari da effettuare sul nostro catamarano: grazie ancora amici!

Ai primi di luglio l’equipaggio si arricchisce di due giovani componenti, Lorenzo e Leonardo, figli di Luca, che da subito si acclimatano con il nuovo ambiente, dando sfogo alle loro attività preferite, la pesca, il nuoto, l’osservazione dei fondali, la canoa…

Sì, perché qui alle Tuamotu, a differenza dalle Marchesi visitate in precedenza, le attività prevalenti sono concentrate sul mare.
Mentre le Marchesi infatti sono delle rigogliose isole con grandi montagne, ma con fondali di origine vulcanica molto scuri, che tradiscono la loro giovane età geologica e che non invitano alla balneazione, ma spingono i visitatori a cimentarsi nelle più disparate attività montane, al contrario le Tuamotu sono dei bassissimi anelli di corallo e sabbia bianca, sormontati al più da alti ciuffi di palme da cocco. Qui le montagne erano sicuramente esistite, ma in lontanissime epoche sono sprofondate, lasciando in superficie solo i candidi anelli corallini.
A conferma di ciò esistono le vicine isole della Società, che visiteremo in seguito, anello di congiunzione in cui coesistono le barriere coralline, tipiche delle Tuamotu, e le alte montagne, tipiche delle Marchesi.

Alle Tuamotu la trasparenza delle acque e la bellezza delle lagune sono proverbiali con tutte le sfumature di turchese che nelle zone lagunari la fanno da protagonista.

Come dicevamo abbiamo trascorso i primi giorni alle Tuamotu, a Fakarava, secondo atollo dell’arcipelago per estensione, caratterizzato da due stupende pass, accessi alla laguna interna, patria dei subacquei di tutto il mondo.
Quella a nord, detta Garuae, è molto ampia, quasi un miglio, ed ha dei bellissimi fondali corallini, che culminano nello stupendo canyon “Alì Babà”.
Qui le grandi strutture coralline si alternano a stupendi branchi di pesci che si ridossano per sfuggire alle notevoli correnti in entrata ed uscita dalla laguna, con gli squali, perlopiù grigi, che vigilano.
La pass sud, invece, denominata Tumakohua, è molto più stretta e forse meno spettacolare per ciò che riguarda i coralli, ma incredibilmente piena di squali grigi, che durante l’immersione si presentano come un grande e compatto muro. Sono centinaia gli esemplari che si possono ammirare contemporaneamente, con qualche intruso di altra specie, tra cui ogni tanto qualche esemplare di squalo tigre.

A Fakarava abbiamo anche il piacere di festeggiare con i locali il 14 luglio la “presa della Bastiglia”, giorno di festa nazionale francese. Tutta la popolazione si ritrova per celebrare, assieme agli equipaggi delle barche all’ancora, questo importante evento, in cui si sprecano musiche, canti, giochi ed un simpatico pranzo offerto dal comune.

Nell’immagine qui sopra è ritratto lo sport locale, assieme alla voga sulle piroghe, più popolare delle Tuamotu: si tratta del lancio di una specie di giavellotto con cui si deve colpire una grande noce di cocco infilzata su una lunga pertica.

Dopo Fakarava ci dirigiamo verso il vicino atollo di Toau, praticamente disabitato, a parte la stupenda baia a nord-ovest, cui si può accedere solo direttamente dall’oceano aperto. Qui facciamo uno stupendo snorkeling in una zona di coralli poco profonda, con varie specie di pesci di laguna che ci nuotano attorno.
Poi passiamo all’atollo di Apataki, dove visitiamo il piccolo cantierino in cui lasceremo a terra la barca a fine ottobre, in previsione del periodo di brutto tempo che potrebbe portare al passaggio di qualche ciclone nell’area Polinesiana.

Certo che se i cantieri da noi fossero tutti così, che senso avrebbe girare il mondo…

Quindi si va a Rangiroa, l’atollo più grande dell’intero arcipelago, dove passiamo delle giornate memorabili con gli amici e gli ospiti del “Plum”, gestito dal fantastico Enrico Tettamanti. Questa oltre ad essere una stupenda barca, Solaris 72, si avvale di un equipaggio di grandissima esperienza e professionalità, di una gentilezza e simpatia coinvolgenti anche per gli altri equipaggi e ciò nonostante il continuo impegno per i molti ospiti imbarcati. Saranno tanti gli ancoraggi condivisi in giro per l’atollo, e tante le precise informazioni che Enrico ci fornirà, permettendoci di godere dei più belli angoli dei vari atolli visitati in seguito.
E saranno ancora molte le occasioni di incontro di questa, che a nostro modesto avviso, è la più bella ed accogliente barca da crociera finora incontrata: evviva Enrico e la moglie Giulia ed il loro irresistibile progetto “Kamana sailing expedition”.

Stupende anche le immersioni e gli snorkeling con i delfini alla pass di Tiputa ed al vicino “Acquario”, bellissima riserva protetta in cui nuotare in mezzo a grandissimi branchi di pesci.

Da qui ci trasferiamo all’atollo di Tikehau, di cui rimarrà indelebile il ricordo delle mante all’interno del piccolo porticciolo al cui molo saremo attraccati per alcuni giorni.

E così termina la nostra momentanea permanenza alle Tuamotu.
Per nostra fortuna abbiamo deciso di ricoverare in questo arcipelago per la lunga stagione dei cicloni il nostro Sapito, così avremo ancora modo di riempirci gli occhi di tutte queste stupende tonalità di blu ed azzurri che qui creano un tutt’uno tra mare e cielo.

Partiamo così per l’arcipelago delle isole della Società, ultima meta delle nostre navigazioni nel 2014, prima del rientro con la barca ad Apataki prima ed in Italia in aereo poi.